Invertire la perdita dell’udito con la ricrescita dei peli


Gli esseri umani non sono in grado di invertire gli effetti della perdita dell’udito, ma un processo biologico riscontrato in altre specie animali potrebbe essere la chiave per invertire questo problema diffuso.

Il modo in cui il cervello interpreta i suoni è un processo relativamente semplice.

Innanzitutto, un suono entra nell’orecchio tramite le onde sonore. Quindi si sposta lungo l’orecchio fino a raggiungere il timpano.

Successivamente, il timpano vibra e invia queste vibrazioni alle ossa dell’orecchio medio, che quindi le amplificano.

Alla fine, le cellule simili a capelli nell’orecchio interno o nella coclea raccolgono queste vibrazioni e le trasformano in segnali elettrici che il cervello può elaborare.

L’età o l’eccessiva esposizione a rumori forti possono danneggiare la coclea, con conseguente perdita permanente dell’udito. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la perdita dell’udito colpisce più di 400 milioni persone in tutto il mondo oggi.

Alcune persone sperimentano una perdita più grave di altre e il trattamento tradizionale prevede dispositivi come gli apparecchi acustici. L’efficacia di questi dipende dall’individuo.

Tuttavia, gli scienziati sanno da tempo che animali come pesci e uccelli sono in grado di mantenere intatto il loro udito rigenerando le cellule ciliate sensoriali che si trovano nella coclea. In effetti, i mammiferi sono gli unici vertebrati che non sono in grado di farlo.

Nel 2012, il laboratorio della Dott.ssa Patricia White identificato un gruppo di recettori responsabili di questo processo di rigenerazione. I ricercatori hanno chiamato questo gruppo il fattore di crescita epidermico, o EGF, che attiva le cellule di supporto nel sistema uditivo degli uccelli. Queste cellule di supporto innescano quindi la produzione di nuove cellule ciliate sensoriali.

Ora, in un nuovo studio che hanno pubblicato nel Giornale Europeo di Neuroscienze, il dottor White, insieme ai ricercatori dell’Università di Rochester e del Massachusetts Ear and Eye Infirmary, mostrano come hanno cercato di ricreare questo processo nei mammiferi.

Hanno individuato un recettore specifico chiamato ERBB2, che si trova nelle cellule di supporto all’interno della coclea, e hanno sperimentato tre diversi metodi che potrebbero utilizzare questi recettori per attivare il percorso.

Il primo ha coinvolto una serie di esperimenti in cui hanno usato un virus per colpire i recettori ERBB2 nei topi. Per il secondo, i ricercatori hanno modificato geneticamente i topi nel tentativo di attivare ERBB2. L’ultimo esperimento li ha visti usare due farmaci che sapevano potevano produrre una risposta in ERBB2.

Gli scienziati sono stati in grado di far ricrescere per la prima volta le importantissime cellule ciliate sensoriali nei mammiferi.

I loro risultati mostrano che l’attivazione di ERBB2 ha avviato un processo che ha portato alla produzione di cellule di supporto cocleare. Ciò ha poi portato le cellule staminali a trasformarsi in cellule ciliate sensoriali. Queste cellule si integrano anche con le cellule nervose, necessarie per l’udito.

La dottoressa White crede che gli scienziati potrebbero usare le sue scoperte per formare un nuovo e innovativo tipo di terapia per la perdita dell’udito negli esseri umani. “Il processo di riparazione dell’udito è un problema complesso e richiede una serie di eventi cellulari”, afferma.

“Devi rigenerare le cellule ciliate sensoriali e queste cellule devono funzionare correttamente e connettersi con la rete necessaria di neuroni. Questa ricerca dimostra un percorso di segnalazione che può essere attivato con diversi metodi e potrebbe rappresentare un nuovo approccio alla rigenerazione cocleare e, in definitiva, al ripristino dell’udito”.

Gli scienziati dovranno fare ulteriori ricerche sull’uso e sul processo dei recettori EGF per effettuare qualsiasi tipo di sperimentazione umana. Tuttavia, questa nuova scoperta potrebbe essere l’inizio di un miglioramento per milioni di vite.



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